venerdì 1 novembre 2013

Incenso e Meditazione di Ognissanti





In questo breve articolo vorrei esprimere alcune mie considerazioni circa il significato della ricorrenza di Ognissanti e suggerire una miscela di incenso che accompagni un piccolo momento di riflessione personale.


Il nome stesso della festività richiama persone che, ad un certo momento della propria vita, dopo aver messo duramente alla prova se stesse, hanno raggiunto un grado di risveglio interiore tale da riallacciare in modo consapevole il contatto con la Fonte Unica: i Santi, appunto.
Per dovere di chiarezza, sottolineo che il termine “Santo” nel mio linguaggio non si riferisce a coloro che vengono nominati tali in seno alla fede Cristiana; piuttosto allude a uno stato intimo dell’essere di profonda elevazione spirituale.
Alla luce di questo, dunque, preferisco riferirmi a costoro semplicemente con il termine Maestri, i quali con i loro insegnamenti, scritti, opere, o semplicemente azioni silenziose, hanno contribuito a mantenere vivo il fuoco dello Spirito dall’antichità remota fino ai giorni nostri.

Spesso si pensa ai Maestri come persone completamente illuminate, il cui compito è stato quello di dispensare insegnamenti a folle di allievi o discepoli che li seguivano: mi sovvengono, ad esempio, figure lampanti come il Cristo, Buddha, Lao-Tzu e via dicendo.

Molto meno spesso, invece, si pensa a un Maestro semplicemente come un individuo che è egli stesso sulla Via per la propria realizzazione, il cui dovere verso il Sacro è quello di agire come ponte tra le generazioni precedenti e quelle successive, trasmettendo gli elementi chiave della propria tradizione a coloro che verranno dopo di lui, esattamente come egli li ha ricevuti a suo tempo.

Alla base di tutto questo sta il concetto -a me estremamente caro- che ciascuno può evolvere solo per proprio conto, o all’opposto che nessuno, nemmeno la più elevata delle anime, può risparmiarci passaggi fondamentali per la crescita e la comprensione.

Se dirigiamo il nostro sguardo ora, attraverso questa lente, alla figura dei Maestri, ci rendiamo conto di come il loro compito si fermi semplicemente a “indicarci la soglia”, o in altre parole farci focalizzare l’attenzione sulla nostra realtà interiore, ponendoci domande su ciò che crediamo essere reale, così da renderci in grado di indagare per trovare la risposta più adatta a noi. In una sola parola: possono insegnarci ad essere liberi.


L’esperienza e l’introspezione mi hanno portato a realizzare un apparente paradosso, che però trovo molto efficace: se il fine ultimo di ogni individuo è quello di conoscere a fondo se stesso, allora ogni altro essere che incrociamo sul nostro cammino può essere definito a buon diritto un Maestro. Non soltanto le persone elevate, ma anche chi non lo è affatto (o non appare tale) può insegnarci qualcosa: da alcuni impariamo a capire ciò verso cui vogliamo tendere, da altri il contrario, ossia qualcuno che non vogliamo diventare.
E’ proprio utilizzando queste poche righe come base, che ho deciso di proporre una miscela d’incenso e un breve esercizio per onorare tutti coloro che ci sono stati d’aiuto nel nostro percorso interiore.

Quello che descriverò di seguito è soltanto un suggerimento, che può essere integrato o modificato a piacimento secondo la sensibilità e la creatività di ognuno: ciò che conta è la disposizione interiore con la quale si esegue questa sorta di meditazione. Può essere ripetuta ogni qual volta se ne senta il bisogno, non necessariamente una sola volta l’anno e non per forza il 1° di Novembre.



L’incenso si compone di:


  •   1  parte di Olibano
  •    1  parte di Elemi
  •    1  parte di Legno di Cedro o Cannella
  •   ½ parte di Dammar
  •   ¼  parte di Benzoino del Siam


Pestare tutti gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche durante. 
Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.



Onorare i Maestri presenti e passati:


Scegliamo un luogo tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro agio e abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti, o per il tempo che desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa piacere, possiamo abbassare le luci e accendere una candela quale simbolo del fuoco della Tradizione Spirituale (qualunque sia quella che sentiamo più vicina a noi) e della luce che i Maestri hanno voluto tramandarci. Da essa accendiamo il carboncino che posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo accenderlo con la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.

Bruciamo un pizzico o due della miscela d'incenso che abbiamo preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente nell’ambiente. Lasciamo che prenda spazio in noi la sensazione accogliente di calore che questi ingredienti sanno creare insieme.


Cerchiamo di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti spostiamo la nostra attenzione e la nostra memoria alla persona che eravamo l’anno precedente, più o meno nello stesso periodo. Ripensiamo alle tappe del percorso che, alla luce di chi siamo oggi, consideriamo momenti fondamentali che ci hanno resi più maturi: non importa che siano  eventi grandi o appariscenti, ciò che conta è il segno che hanno lasciato in noi, le domande che ci hanno ispirato. Accogliamo l’idea di ripensare anche a eventi dolorosi o traumatici, non soltanto a quelli felici: sorvolarli significherebbe negare una parte importante di noi, quella che ci fa sentire indifesi.

Partiamo dall’episodio cronologicamente più lontano, e individuiamo il protagonista (o i protagonisti) che ci hanno insegnato qualcosa su chi siamo e sulla nostra vita: non devono essere per forza individui incontrati in carne ed ossa, ma anche autori di libri, personaggi di finzione, eroi mitologici, figure spirituali e così via.

Cerchiamo di analizzare con serenità d’animo ciò che da loro abbiamo appreso, le prove a cui ci siamo sottoposti, i limiti che ci hanno mostrato o che abbiamo superato grazie al confronto con loro. Ammettiamo a noi stessi tutto questo sottoforma di parole, concetti o anche soltanto stati interiori, ringraziandoli profondamente per quanto ci hanno donato. Prendiamoci tutto il tempo necessario per esplorare quel momento di crescita, senza fretta, e senza paura di divagare in ambiti “sbagliati”: questo non è un esercizio mnemonico per ricordare più dettagli possibili. Al contrario, è un modo per abituarsi alla sincera gratitudine verso ciò che ci è accaduto e chi abbiamo incontrato; rendersi consapevoli, cioè, che nel bene e nel male, nella gioia quanto nella tristezza, ciò che accade è solo in visione del nostro bene supremo, che è la comprensione della Vita nella sua totalità.

Continuiamo in questo modo passando in rassegna le varie situazioni, fino a quando abbiamo piacere, cercando di distillare da ogni episodio il succo più profondo che deriva dall’averlo vissuto. 

Una volta terminato, ritorniamo con calma nel qui ed ora. Se il carboncino è ancora attivo possiamo bruciare un pizzico di incenso per corroborarci e purificarci, dopodiché possiamo spegnere la candela “congedando” mentalmente i Maestri (e le situazioni analizzate), con la consapevolezza che il loro fuoco e la loro luce rimarranno sempre al nostro interno.
Se ci è possibile, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo per riportarci alla dimensione del corpo.

Stay (spiritually grateful) incensed!

-Eraldo

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