Natale si avvicina, e porta con sè la fine dell’Autunno e l’inizio dell’Inverno. Nelle varie tradizioni rurali e spirituali legate alla Terra e alla Natura, queste due stagioni rappresentano i poli di un binomio energetico: rispettivamente il Declino della forza vitale e il successivo Accumulo di quella nuova, in preparazione dell’esplosione Primaverile.
Durante l’autunno osserviamo le foglie ingiallire gradualmente, sacrificandosi per restituire
la vita all’albero che glie l’ha donata. Cadono al suolo così che il loro corpo diventi il nutrimento necessario per affrontare il gelo della stagione fredda.
Alcuni animali migrano in cerca di luoghi caldi e con maggior cibo a
disposizione, altri si industriano ad accumulare scorte di viveri o grasso
prima di entrare in letargo, fintanto che la luce del Sole regala giornate
tiepide e il freddo della notte non è ancora così insopportabile.
Anche noi uomini
siamo figli della Terra sebbene la
vita moderna ci abbia resi meno sensibili ai suoi cicli; le nostre energie e l’inconscio, però, rimangono
estremamente connessi a Lei e ci inviano segnali su come allinearci col flusso
naturale delle cose.
E’ opportuno affrontare qui una piccola distinzione, separando concettualmente
il maschile dal femminile: non è certo per scadere in uno sterile maschilismo/femminismo,
quanto piuttosto perché tratteggiano ritmi
biologici ed energetici che corrono su binari diversi. Nell’ermetismo occidentale l’uomo è associato al Sole
mentre la donna alla Luna, e il motivo è da ricercarsi proprio
nell’analogia con le caratteristiche
di questi due corpi celesti: il primo
è più lento, infatti il suo percorso
apparente si completa nell’arco di un
anno, ma le trasformazioni e le conseguenze
che comporta sono più consistenti e
incisive. La seconda al contrario è
più rapida, rinnovandosi costantemente
ogni mese, ma i suoi effetti sono veloci, numerosi e mutevoli.
Sia il maschile che il femminile, però, sono influenzati dal loro ciclo opposto verso il quale sentono l’attrazione
a riunirsi, per potersi completare: sentono il desiderio dell’incontro
o “matrimonio iniziatico” fra il Sole
e la Luna, così da integrare reciprocamente le proprie differenze. Se il maschio può apprendere dalla femmina l’adattamento e l’uso consapevole dell’istinto –cioè affidarsi alle percezioni
e accogliere il cambiamento in tempi brevi-, la femmina può dal canto suo sviluppare la fissità, la focalizzazione
e l’espressione del proprio potere
creativo –cioè la stabilità e la manifestazione della propria parte
attiva/yang. Il concetto è paragonabile quindi più al rapporto di eco Junghiano tra Animus
e Anima, anziché alla
contrapposizione secolare tra patriarcato e matriarcato.
Ciò premesso e casi specifici a parte, capita frequentemente di percepire in
noi stessi “qualcosa che non va”, cioè che i parametri con cui abbiamo vissuto la vita fino al momento presente non
funzionano più. Alcune azioni e pensieri che fino al giorno prima concretizzavano
risultati soddisfacenti ora non ci bastano più, non ci rendono felici per ciò che otteniamo in risposta: sembrano
una lente che distorce la realtà, anziché mostrarcela più chiaramente. Potremmo dire che sentiamo l’esigenza di effettuare un cambio vibrazionale, un passaggio da una frequenza a un’altra. Tale
salto non è istantaneo, anzi: abbiamo bisogno di tempo per accettare
interiormente che stiamo lasciando alle
spalle uno stato al quale eravamo abituati (o per meglio dire, affezionati),
così da assestarci su quello nuovo.
Come già trattato nell’articolo riguardo la Commemorazione dei Defunti, abbiamo visto che il punto essenziale è abbandonare una parte di noi e abituarsi al distacco da chi non vedremo più: in questo caso si tratta naturalmente di nostre identità “vecchie” che dobbiamo consegnare al passato.
I saggi dell’antichità hanno paragonato questa realizzazione alla vita del Sole (luce), che cede gradualmente il posto alla Luna (buio) a partire dal Solstizio d’Estate fino a quello d’Inverno: le ore notturne sovrastano in durata quelle del giorno, e il tempo interiore appare sospeso, dilatato, quasi immobile. La coscienza attiva gradualmente perde di forza per lasciare sempre più spazio alla riflessione e all’introspezione: il giorno del 21 Dicembre l’astro dorato raggiunge il punto più basso all’orizzonte e lì si ferma alcuni giorni (Sol-stat), in cui le notti sono le più lunghe dell’anno. Dal 25 Dicembre, però, il Sole riprende il suo cammino, lentamente recupera forza e vigore, ed insieme a lui anche il seme del cambiamento comincia la sua silenziosa metamorfosi.
Nel linguaggio ermetico si allude a questa analogia del Macrocosmo (sole-luna) e del Microcosmo (coscienza-introspezione) con l’espressione “morte e rinascita del Sé”: ovviamente è chiaro che non serve tassativamente la dipartita fisica per mettere in moto questa trasformazione. E’ un processo che tutti noi attraversiamo, più o meno consapevolmente, diverse volte nella nostra vita o persino varie volte in un giorno. In alcuni casi il loro ciclo di esistenza è breve, come il “titolo” sul lavoro, il nostro ruolo sociale o familiare, che smettiamo una volta terminata la giornata. Altre volte si tratta di veri e propri schemi mentali e personalità strutturate, costruite e sedimentate negli anni, che lentamente divengono obsolete al punto da ostacolare la nostra crescita: è necessario perciò accettare che dobbiamo lasciarle andare, in favore di una riscoperta costante di chi siamo veramente nel profondo.
Come già trattato nell’articolo riguardo la Commemorazione dei Defunti, abbiamo visto che il punto essenziale è abbandonare una parte di noi e abituarsi al distacco da chi non vedremo più: in questo caso si tratta naturalmente di nostre identità “vecchie” che dobbiamo consegnare al passato.
I saggi dell’antichità hanno paragonato questa realizzazione alla vita del Sole (luce), che cede gradualmente il posto alla Luna (buio) a partire dal Solstizio d’Estate fino a quello d’Inverno: le ore notturne sovrastano in durata quelle del giorno, e il tempo interiore appare sospeso, dilatato, quasi immobile. La coscienza attiva gradualmente perde di forza per lasciare sempre più spazio alla riflessione e all’introspezione: il giorno del 21 Dicembre l’astro dorato raggiunge il punto più basso all’orizzonte e lì si ferma alcuni giorni (Sol-stat), in cui le notti sono le più lunghe dell’anno. Dal 25 Dicembre, però, il Sole riprende il suo cammino, lentamente recupera forza e vigore, ed insieme a lui anche il seme del cambiamento comincia la sua silenziosa metamorfosi.
Nel linguaggio ermetico si allude a questa analogia del Macrocosmo (sole-luna) e del Microcosmo (coscienza-introspezione) con l’espressione “morte e rinascita del Sé”: ovviamente è chiaro che non serve tassativamente la dipartita fisica per mettere in moto questa trasformazione. E’ un processo che tutti noi attraversiamo, più o meno consapevolmente, diverse volte nella nostra vita o persino varie volte in un giorno. In alcuni casi il loro ciclo di esistenza è breve, come il “titolo” sul lavoro, il nostro ruolo sociale o familiare, che smettiamo una volta terminata la giornata. Altre volte si tratta di veri e propri schemi mentali e personalità strutturate, costruite e sedimentate negli anni, che lentamente divengono obsolete al punto da ostacolare la nostra crescita: è necessario perciò accettare che dobbiamo lasciarle andare, in favore di una riscoperta costante di chi siamo veramente nel profondo.
E’ proprio in vista di questo lavoro interiore che ho
pensato di proporre una miscela
d’incenso e un breve esercizio
che mi era stato consigliato, e ho trovato molto efficace per agevolare il
distacco che non desideriamo più trattenere, incanalando invece le energie
verso ciò che sentiamo positivo costruire.
Quello che descriverò di seguito è soltanto un
suggerimento, prima del quale vorrei porre l’accento su un aspetto: la realtà che ci circonda è una co-creazione della materia che risponde ai nostri pensieri,
atteggiamenti e attitudini interiori. Perciò, se ci rendiamo conto che alcune
situazioni non sono più di nostro gradimento, la chiave per un cambiamento
soddisfacente è lavorare sul nostro approccio alla Vita, anziché sulle
situazioni stesse. Infatti, nel momento stesso in cui modifichiamo davvero la
nostra frequenza vibratoria, tutti gli eventi in cui siamo immersi si adegueranno
di conseguenza, in modo naturale, e senza sforzi inutili.
L’incenso si compone
di:
·
- 1 parte di Elemi
- 1 parte di Dammar
- ½ parte di Copale
- ½ parte di Storace
- ¼ parte di Benzoino di Sumatra
Pestare tutti
gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare
a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche
durante. Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli
ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.
Morte e rinascita
del Sé:
Scegliamo un luogo
tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro
agio e abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti, o per il tempo che
desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa piacere, possiamo abbassare le
luci e accendere una candela quale
simbolo della fiaccola che ci guida nel cammino Spirituale. Da essa
accendiamo il carboncino che
posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo accenderlo
con la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.
Bruciamo un
pizzico o due dell’incenso che
abbiamo preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente
nell’ambiente. Lasciamo che ci calmi, e ci conduca verso un atteggiamento di introspezione, preparandoci a una discesa in noi stessi.
Cerchiamo di rilassarci,
seduti o sdraiati, rendendo regolare il
respiro; quando ci sentiamo pronti visualizziamoci in piedi di fronte a un
luogo simile all’entrata di una caverna:
siamo in leggera penombra, i dettagli esterni
sono pochi e scarni. Davanti a noi, verso il basso, si snoda una scala dritta con un numero indefinito
di gradini.
Imbocchiamo l’ingresso e cominciamo a scendere lentamente, uno scalino dopo l’altro; mentre facciamo ciò, cerchiamo di avere la percezione che la realtà esterna sia sempre più distante e ovattata, mentre l’attenzione e le percezioni interiori si fanno sempre più vivide e presenti. Continuiamo a percorrere questa scala verso il basso per il tempo che preferiamo, fino a quando avremo la chiara sensazione di essere entrati completamente al nostro interno.
Questa pratica preliminare serve ad abbassare le onde cerebrali da uno stato beta (veglia) ad almeno uno alfa (intermedio tra sonno e veglia), così da permettere un primo incontro fra mente conscia e inconscia.
Imbocchiamo l’ingresso e cominciamo a scendere lentamente, uno scalino dopo l’altro; mentre facciamo ciò, cerchiamo di avere la percezione che la realtà esterna sia sempre più distante e ovattata, mentre l’attenzione e le percezioni interiori si fanno sempre più vivide e presenti. Continuiamo a percorrere questa scala verso il basso per il tempo che preferiamo, fino a quando avremo la chiara sensazione di essere entrati completamente al nostro interno.
Questa pratica preliminare serve ad abbassare le onde cerebrali da uno stato beta (veglia) ad almeno uno alfa (intermedio tra sonno e veglia), così da permettere un primo incontro fra mente conscia e inconscia.
Quando ci sentiamo pronti, visualizziamo di essere arrivati in un piccolo spiazzo, che è la caverna stessa: davanti a noi si erge un grande specchio con una spessa cornice nera; esso è il “contenitore” che accoglierà tutto ciò che desideriamo abbandonare di noi stessi. Proiettiamo al suo interno le nostre paure, le ansie, le situazioni di cui vogliamo liberarci, gli atteggiamenti che non ci piacciono più… in sostanza, tutto ciò di cui vogliamo liberarci.
E’ molto meglio concentrarsi su pochi singoli aspetti per volta, anziché su molti e disparati: sarà
più efficace, ad esempio, scegliere una sola situazione da analizzare e
proiettare nello specchio tutte le sfaccettature di noi che quella situazione
evoca. In questa fase è importante da un lato percepire nettamente a livello interiore
ciò che ci suscita, e dall’altro visualizzarlo/visualizzarci quanto più chiaramente riusciamo sulla superficie
dello specchio.
Continuiamo in questo modo finché l’abbiamo completamente saturato di situazioni, emozioni, atteggiamenti e quant’altro, dopodiché immaginiamo di visualizzare nella nostra mano un grande e pesante martello. A questo punto vibriamo uno o più colpi allo specchio in modo da mandarlo in frantumi, distruggerlo completamente, senza che ne rimanga alcuna traccia, cornice compresa: d’ora in poi non visualizzeremo né richiameremo più alla mente le stesse scene.
Continuiamo in questo modo finché l’abbiamo completamente saturato di situazioni, emozioni, atteggiamenti e quant’altro, dopodiché immaginiamo di visualizzare nella nostra mano un grande e pesante martello. A questo punto vibriamo uno o più colpi allo specchio in modo da mandarlo in frantumi, distruggerlo completamente, senza che ne rimanga alcuna traccia, cornice compresa: d’ora in poi non visualizzeremo né richiameremo più alla mente le stesse scene.
Al suo posto, ora, facciamo comparire uno specchio altrettanto grande ma dalla cornice bianca. Al suo interno questa volta proietteremo situazioni, emozioni, comportamenti e
atteggiamenti precedenti, ma in una versione differente: cioè per come vorremmo che fossero, per come ci
farebbero sentire bene, in pace con noi
stessi e pienamente realizzati
nella nostra vera natura. Anche in questa occasione, è importante percepire
chiaramente a livello interiore le varie sensazioni di soddisfazione e
benessere, al tempo stesso visualizzandole quanto più nettamente possibile.
Continuiamo in questa maniera fino a quando anche lo specchio bianco sarà saturo:
a questo punto cerchiamo di mantenere
fisso in noi, e ben chiaro alla nostra “seconda vista” il quadro di quanto
vi abbiamo trasferito, per almeno 5 o 10
secondi.
Trascorso questo piccolo lasso di tempo, voltiamoci verso la scala da cui siamo scesi e ripercorriamola al contrario, lentamente, gradino per gradino, fino a ritornare all’entrata superiore della caverna.
Prendiamoci qualche istante per abituarci all’idea che abbiamo dato inizio ad un cambio di vibrazione grazie alla meditazione, dopodiché torniamo nel qui ed ora.
Se il carboncino è ancora attivo possiamo bruciare un pizzico di incenso per purificarci e rinforzare la nostra convinzione, dopodiché possiamo spegnere la candela con la consapevolezza che la luce e la guida della coscienza sono sempre con noi, è sufficiente solo saperle ascoltare e avere il coraggio di seguire i loro consigli. Se ci è possibile, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo in modo da “dimenticare” quanto abbiamo appena meditato: così facendo, il lavoro compiuto passerà lentamente dalla mente conscia a quella inconscia, dando il via alla reale trasformazione che ci porterà al cambiamento voluto.
Trascorso questo piccolo lasso di tempo, voltiamoci verso la scala da cui siamo scesi e ripercorriamola al contrario, lentamente, gradino per gradino, fino a ritornare all’entrata superiore della caverna.
Prendiamoci qualche istante per abituarci all’idea che abbiamo dato inizio ad un cambio di vibrazione grazie alla meditazione, dopodiché torniamo nel qui ed ora.
Se il carboncino è ancora attivo possiamo bruciare un pizzico di incenso per purificarci e rinforzare la nostra convinzione, dopodiché possiamo spegnere la candela con la consapevolezza che la luce e la guida della coscienza sono sempre con noi, è sufficiente solo saperle ascoltare e avere il coraggio di seguire i loro consigli. Se ci è possibile, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo in modo da “dimenticare” quanto abbiamo appena meditato: così facendo, il lavoro compiuto passerà lentamente dalla mente conscia a quella inconscia, dando il via alla reale trasformazione che ci porterà al cambiamento voluto.
E’ possibile che, a seguito di questa meditazione, l’elaborazione di quanto abbiamo espresso
faccia emergere lentamente altre
questioni su cui sentiamo di voler lavorare. E’ quindi possibile ripeterla ogni qual volta ne avvertiamo
il bisogno, finché non percepiamo di essere totalmente in pace con
quell’aspetto di noi e di aver accettato
il cambiamento.
Stay (reinassance)
incensed!
-Eraldo
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