giovedì 20 marzo 2014

Incenso ed Equinozio di Primavera



 

Il 21 di Marzo comincia ufficialmente la primavera, evocatrice nell’immaginario comune di scenari romantici, delicati, carichi di passione e slancio per la vita. Le giornate vanno progressivamente “allungandosi”, il Sole comincia finalmente a scaldare la Terra e la Natura risponde alla sua ricomparsa con forti segnali che un’esplosione di fecondità è ormai prossima.

Gli animali si svegliano dal letargo, ogni giorno sugli alberi spuntano nuove e tenere gemme che promettono fiori, vegetazione rigogliosa, frutti succulenti e profumati che matureranno attestando l’avvenuta unione tra la Madre (Terra) e il Padre (Sole/Cielo).

L’umido Autunno con la sua uggiosità umorale che annuncia la “morte”, e le rigide temperature dell’Inverno con le sue lunghe ore notturne di silente trasmutazione dovrebbero ormai essere soltanto un ricordo. Se abbiamo lavorato bene in accordo con i cicli della Natura, le esperienze dell’anno appena concluso sono state analizzate, soppesate, metabolizzate. Ne abbiamo abbandonato le scorie che ci appesantivano, trattenendo solo il succo di realizzazioni utili per la nostra coscienza e per gettare le basi dei mesi che verranno. -
Con l’Equinozio di Primavera la luce e il buio raggiungono uno stato di equilibrio, in cui nessuno prevale sull’altro: l’etimologia della parola, infatti, richiama esattamente questo concetto suggerendoci che la durata del giorno è uguale (aequus) alla notte (nox). Questo ci porta a un’analogia che riguarda i nostri due luminari: proprio come la Luna, anche il ciclo del Sole ha le sue fasi, altrettanto suddivise in quattro parti e scandite dagli assi equinoziali e solstiziali

Assi equinoziali e solstiziali
  • il Solstizio d’Inverno è paragonabile alla fase di luna nuova, quella cioè in cui le energie sono proiettate verso la discesa nella materia, l’introspezione e l’interiorizzazione. La notte supera di gran lunga il giorno;
     
  • l’Equinozio di Primavera rispecchia la fase di luna crescente, in particolare il raggiungimento del primo quarto: siamo nel bel mezzo del nuovo ciclo, le energie sono orientate alla creazione ed è il momento di guardare al futuro con le sue idee fresche, la voglia di mettersi in gioco e di darsi da fare per poterle realizzare. Il giorno e la notte sono in equilibrio;
     
  • il Solstizio d’Estate è parallelo alla fase di luna piena, e come lei rappresenta per il Sole il punto di massima irradiazione energetica. E’ il momento in cui giungono a completa maturazione i frutti del lavoro svolto durante il ciclo che ha qui raggiunto il suo apice; ci si concede la giusta ricompensa che ripagano della fatica profusa, godendo appieno del momento presente senza preoccuparsi troppo del domani. Il giorno supera di gran lunga la notte; -
  • l’Equinozio d’Autunno è analogo alla fase di luna calante, nello specifico il completamento del terzo quarto: dopo i festeggiamenti e l’entusiasmo dell’estate è arrivato il momento di pensare al raccolto. Solo allora ci accorgeremo se i frutti sono stati davvero abbondanti, ne vedremo pregi e difetti e ci occorre un modo per poterli conservare in vista della stagione fredda. Cominciamo cioè a chiuderci in noi stessi per tirare le somme, valutiamo il peso e valore delle scelte che abbiamo compiuto, sapendo che ancora una volta ci stiamo preparando a “morire”. Le ore di luce e quelle di buio sono nuovamente in equilibrio;


Il primo giorno di primavera è anche quello di ingresso del Sole nel segno dell’Ariete che da molte culture spirituali e rurali antiche, specie nella zona del Mediterraneo, è considerato come il vero inizio dell’anno.
Per l’astrologia è associato all’elemento fuoco, il quale a sua volta è un simbolo dello spirito, della vitalità, dell’attività e dell’espansione. Non a caso è il momento celeste in cui le forze del Sole trovano la loro massima esaltazione: esprimono qui il massimo grado di potenza fecondante, rinvigorendo e nutrendo con cura ciò che si era indebolito con l’allontanamento invernale.


Sebbene questo sia un periodo pieno di grandi possibilità da realizzare, esse tuttavia sono ancora instabili e fluttuanti, soggette a quelli che utilizzando un linguaggio un po’ retrò chiameremmo“rovesci di fortuna”.
Fino al giorno precedente, infatti, transitavamo ancora nel segno d’acqua dei Pesci, descritto da alcuni come il Brodo Primordiale nel momento antecedente al formarsi della vita; cova in sé una gran quantità di energie potenziali, ribollenti della fermentazione che nel silenzio del gelo è avvenuta lontano dagli occhi, nell’utero della Grande Madre: tuttavia sono ancora caotiche, non direzionate né indirizzate verso uno scopo preciso.


Se è vero quindi che l’Ariete è un segno di fuoco, è altrettanto vero che condivide alcune caratteristiche con quello che l’ha preceduto: l’espressione di tale elemento avviene ad un livello ancora “immaturo” e instabile: non si è individualizzato come quello del Leone, né interiorizzato e rivolto al trascendente come quello del Sagittario.
Allegoricamente è come se fosse un adolescente in piena fase di ribellione, che irrequieto si dimena per cercare il suo posto nel mondo: è dotato di forte volontà ed entusiasmo per la vita, ma è anche estremamente volubile e dispersivo. Basta poco per accendere la sua fiamma, che divampa in un batter d’occhio, ma altrettanto velocemente esaurisce la sua forza.


Quando parlo di caratteristiche dei segni, quale ad esempio l’aggettivo “immaturo”, non intendo esprimere giudizi di valore sul carattere dei nati in questo periodo. Piuttosto mi sto riferendo a determinati archetipi e alle loro valenze simbolico - energetiche, la cui manifestazione avviene in una varietà di forme molto diverse. Le idee nate in maniera entusiastica e poco dopo accantonate, gli amori intensi e travolgenti che si consumano in un attimo, gli stati emotivi che rimbalzano repentinamente da un estremo all’altro, i progetti grandiosi solo discussi e che poi restano irrealizzati per calo di interesse, sono solo alcuni esempi di “arietinità”.


Il simbolo dell'Ariete
e cosa rappresenta

Gli antichi avevano riunito il concetto di rinnovamento della natura con quello di instabilità proprio nel glifo astrologico del segno: se da un lato, infatti, assomiglia ad una testa caprina dalle corna ricurve, dall’altro richiama la forma di un germoglio appena spuntato dal terreno, con il tipico sviluppo delle foglioline in posizione speculare.
Proprio come quel getto, i piani che emergono in questo periodo sono ancora fragili e senza solide radici: vanno nutriti con la nostra energia, accuditi e protetti come quanto di più prezioso possiamo avere. Contengono in loro il principio di qualcosa che se indirizzato nel modo giusto può rivelarsi fulgido e fondamentale per la nostra evoluzione: l’importante è sforzarsi di arginare l’istinto alla dispersione, concentrandosi sui passi da compiere  per raggiungere i nostri obiettivi, uno dopo l’altro, senza fretta.

 E’ proprio in vista di questo lavoro interiore che ho pensato di proporre una miscela d’incenso e un breve esercizio ispirato a una meditazione proposta da Rob Brezsny, il geniale ed eclettico autore degli oroscopi de “L’Internazionale”.
Gli ingredienti utilizzati come fumigazione sono in grado di purificare i pensieri e stimolare la lucidità mentale, e al contempo ci aiutano a trasmutare le nostre energie passionali nel carburante per giungere alla meta, identificando gli eventuali ostacoli interni ed esterni con cui potremmo confrontarci.

L’incenso si compone di:

  • 2 parti di Sandalo Bianco
  • 1 parte di Elemi
  • 1 parte di Canfora
  • ½ parte di Chiodo di Garofano
  • ½ parte di Benzoino del Siam



Pestare tutti gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche durante. Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.



La strada verso l’obiettivo:

Prima di cominciare l’esercizio va detto che lo scopo della meditazione non è quello di compiere più cambiamenti interiori possibili; piuttosto, si tratta di soffermarsi attentamente sui diversi dettagli che man mano appariranno, ponendoci molte domande sulla loro natura, su come appaiono, su dove appaiono e via discorrendo. Contemplandoli otterremo più risposte di quante ci aspettiamo: un piccolo consiglio è quello di dotarsi di un quaderno, un bloc notes o un file virtuale su cui appuntare il risultato della meditazione nel modo più accurato possibile.



Scegliamo un luogo tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro agio, e in cui abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti o per il tempo che desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa piacere, possiamo abbassare le luci e accendere una candela quale simbolo della lucidità mentale che porterà una chiara visione del percorso che vogliamo intraprendere. Da essa accendiamo il carboncino che posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo accenderlo con la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.



Bruciamo un pizzico o due dell’incenso che abbiamo preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente nell’ambiente. Lasciamo che ci calmi, che attenui la nostra fretta di agire di impulso: poniamo invece  l’attenzione su come la mente diventa sempre più pulita, vigile, presente a se stessa.
Cerchiamo ora di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti visualizziamo di camminare verso un edificio mai visto prima. Accogliamo la prima visione che appare alla mente lasciandola libera di immaginare lo scenario che vuole, contornandolo dei dettagli che preferisce: appena abbiamo una visione abbastanza nitida, cominciamo a osservare con attenzione.



Siamo di giorno o di notte? Quanta luce c’è? Il clima è sereno o perturbato? Che sensazione mi dà un clima del genere? E com’è fatto questo edificio? Che forma ha? Di che materiale è costruito? E’ antico o moderno? Che sensazioni provo a vederlo?



E’ giunto il momento di incamminarci sul percorso che conduce verso la nostra meta.



Che tipo di percorso è? Di che materiale è fatto? E’ di mattoni, di pietra, di legno o di sabbia? E’ pulito o sporco? La strada per arrivare al palazzo è lunga o è corta? E’ diretta o ha delle curve? E’ in pianura o il terreno è variabile?
Il sentiero è sgombro e continuo o ci sono ostacoli e interruzioni? Che sensazioni mi dà vedere un percorso di questo tipo? Non vedo l’ora di arrivare all’edificio o sento di volermi godere il viaggio?


Dopo aver camminato fino all’edificio, ci troviamo ora di fronte alla porta d’ingresso che è chiusa a chiave, perciò avremo bisogno di trovarla per poter entrare: cerchiamo di concentrarci su dov’è e com’è fatta.
 

Ce l’abbiamo in tasca o nei vestiti? Si trova forse in un altro luogo? La estraiamo dalla siepe, da sotto uno zerbino, da sopra lo stipite d’ingresso o da dove? Com’è fatta questa chiave?  Di che materiale è? Che forma ha? Che sensazione mi dà vedere questa chiave? Cosa significa che abbia quella forma e sia di quel materiale?



Una volta in possesso della chiave possiamo aprire la porta per entrare a esplorare l’interno della costruzione.



Dove siamo arrivati? Cosa c’è intorno a noi? Il materiale degli interni è lo stesso dell’esterno? Se non lo è, cosa cambia? L’arredamento è sobrio, ricercato, fastoso, minimale o altro? Che significato ha per noi questo tipo di arredamento? Dentro l’edificio c’è luce o no? Se c’è luce, da che fonte arriva? Che sensazione ci dà l’atmosfera che c’è all’interno? Siamo a nostro agio oppure vorremmo andarcene il prima possibile?
Cerchiamo di visualizzare tutto nel maggior grado di dettaglio possibile, dopodiché quando sentiamo che è il momento, possiamo riprendere lentamente il contatto con la realtà.

In questa meditazione non esistono “visioni” giuste o sbagliate, esattamente come non ce ne sono nella vita: l’importante è prendere coscienza di tutti gli aspetti emersi  senza volerli giudicarle. Detto in altri termini, dobbiamo realizzare interiormente che la luce e il buio sono in equilibrio, cioè entrambi fondamentali per l’esistenza.

L’edificio che abbiamo visualizzato rappresenta la prossima fase o l’obiettivo futuro del nostro cammino, mentre il sentiero rappresenta il modo in cui intendiamo arrivarci. La chiave invece è il simbolo delle capacità o delle conoscenze di cui necessitiamo per realizzarlo, se già le possediamo oppure dobbiamo cercarle da qualche parte.



Prendiamoci qualche istante per abituarci all’idea che il percorso si è compiuto, dopodiché torniamo nel qui ed ora. Se il carboncino è ancora attivo possiamo bruciare un pizzico di incenso per rinnovare l’attenzione mentale e la lucidità, dopodiché se vogliamo possiamo annotare quanto abbiamo percepito. Questo serve per riflettere e interrogarci a mente conscia sul simbolismo che il nostro mondo interiore ha evocato, avendo avuto adesso una percezione d’insieme.

La “visione” inoltre formerà una sorta di pietra di paragone per i mesi a venire: questo esercizio, infatti, ripetuto a distanza di tempo ci dirà se qualche elemento è cambiato, cosa è diventato, oppure se a cambiare è stata la nostra percezione riguardo al futuro.



Adesso possiamo spegnere la candela con la consapevolezza che la chiarezza mentale è una facoltà che possediamo sempre, basta solo allenarci a svilupparla e a fidarci del nostro istinto. Evitiamo perciò di raccontarci frottole per abbellire qualcosa che ci piacerebbe fosse diversa da com’è in realtà, o al contrario se crediamo in un percorso seguiamolo senza lasciarci influenzare troppo da chi vuole frapporre ostacoli inesistenti. Il confronto con gli altri è fondamentale per la crescita, purchè non si trasformi in un’eterna battaglia contro i mulini a vento, o in una proiezione delle paure altrui nella nostra psiche!
 Se ci è possibile, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo per lasciar sedimentare il viaggio appena compiuto e ritornare alla dimensione del corpo.



Stay (lucid vision) incensed!

-Eraldo

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