lunedì 22 settembre 2014

Incenso Ed Equinozio D'Autunno



Fra il 22 e il 23 Settembre inizia per il calendario astronomico la stagione dell’Autunno. Diverse culture la considerano un lungo periodo di transizione tra il Solstizio d’Estate (21 Giugno), in cui il Sole ha raggiunto l’apice della propria luminosità, e il Solstizio d’Inverno (21 Dicembre) che al contrario vede il massimo prevalere della notte sul giorno.

L’Equinozio d’Autunno si trova nel centro esatto fra i due estremi, segnando il punto ove le due polarità si incontrano prima di tornare a separarsi nuovamente. Come già accaduto nell’Equinozio di Primavera (21 Marzo), la durata del giorno è uguale (equus) a quella della notte (nox) e le loro energie irradiano in perfetto equilibrio. Questa volta però ci troviamo nell’arco calante del ciclo Solare, il che conferisce un grande significato alla stagione autunnale: è infatti il periodo che più di tutti induce alla riflessione e alla valutazione consapevole di quanto abbiamo costruito fin’ora. Le soddisfazioni ottenute, quali progetti sono andati diversamente dai piani primaverili, in cosa divergono, quali aspetti di noi dobbiamo consolidare e quali invece vanno scartati perché ci sottraggono energie utili.

In Autunno dobbiamo individuare i legami energetici logori che trattengono la nostra forza vitale per poterla liberare e riacquisire, proprio come le foglie cedono la linfa all’albero da cui l’hanno ricevuta affinché resista al gelo invernale. E’ il momento giusto per depurarci dalle scorie accumulate nel primo semestre dell’anno, siano esse fisiche, emotive, psichiche o spirituali. Questo processo coinvolge tutti i piani dell’essere, e due segni zodiacali in particolare ci forniscono indicazioni su come svolgerlo: parliamo di Vergine e  Bilancia.

In alto, da sinistra: glifo della Vergine
e Vesica Piscis. Sotto: campi arati
La Vergine (23 Agosto – 23 Settembre) è l’ultimo segno estivo: durante la sua reggenza si vendemmia  l’uva e si raffina il grano raccolto tra luglio e agosto, liberando i chicchi dalle parti esterne grossolane; ancor più importante, si dissoda il terreno per prepararlo ad ospitare le nuove sementi: ecco perché l’elemento attribuito alla Vergine è proprio la Terra.
La grafia del glifo richiama i solchi paralleli lasciati dall’aratro nel terreno, a fianco dei quali giace un piccolo seme pronto ad essere piantato. Un’altra interpretazione lo vede come il connubio tra una M, dalla Mèm ebraica legata all’acqua e al ventre, con una Vescica Piscis, simbolo femminile di accoglienza e fecondità.

Questa visione suggerisce che se il primo semestre dell’anno è stato rivolto all’esterno (Primavera –  inizio dei propri progetti; Estate – espansione di Sé), i sei mesi successivi ci invitano a scavare in noi stessi per rinnovarci dalle fondamenta: per farlo abbiamo bisogno di costruirci un quadro generale delle componenti che più influenzano la nostra vita, come persone, eventi, obiettivi e via dicendo. In secondo luogo dovremo considerare le scelte compiute fino a questo momento, riflettendo con sincerità sulle vere motivazioni per cui le abbiamo intraprese. Particolare attenzione andrebbe posta su chi o cosa hanno coinvolto, in che modo ma soprattutto quali conseguenze hanno prodotto, sia positive che negative: tutto questo fornirà diversi spunti sugli aspetti di noi che possiamo conservare, quali vanno migliorati e di quali invece dobbiamo liberarci. In quest’analisi saremo supportati dall’archetipo della Vergine che dona accuratezza, oggettività e precisione; prestiamo solo attenzione a non cadere nei classici difetti del segno, cioè perfezionismo ed eccessiva attenzione ai dettagli: rischiamo infatti di rimanere bloccati sul percorso per timore di non aver esaminato tutto abbastanza attentamente.

In alto: glifo e icona della Bilancia.Sotto: Sole che cala all’orizzonte
Con l’Equinozio d’Autunno si entra nel segno della Bilancia (23 Settembre – 22 Ottobre), il cui ricorda sia l’omonimo oggetto un Sole al tramonto, quindi calante. Il suo archetipo ci parla di armonia a vari livelli: gli antichi lo associavano ai Reni, gli organi che hanno il compito di mantenere in equilibrio tutti i valori fisiologici del corpo e regolarne l’adattamento ai cambiamenti esterni. La funzione di mediatore è tipica dell’elemento Aria al quale il segno appartiene.

Simbolicamente parlando è il momento giusto per bilanciare gli aspetti individuali e di relazione della nostra vita; la chiave sta nell’attribuire una scala di priorità ai singoli elementi, così da decidere quanto tempo ed energie dedicare a ciascuno di essi.

Molto spesso, ad esempio, vediamo sfumare i nostri progetti per aver indugiato eccessivamente su questioni di poco valore anziché sui veri punti essenziali. Oppure al contrario ne portiamo avanti troppi in parallelo senza dar loro un ordine di importanza, finendo per non concluderne nessuno.
Lo stesso avviene nei rapporti interpersonali, quando rispondiamo indiscriminatamente all’appello di chiunque richieda la nostra attenzione: il risultato logico è di trovarci senza risorse quando ne abbiamo bisogno, o di non averne a sufficienza per assistere chi è importante per noi o versi in seria difficoltà.

Essere dispersivi, concepire soluzioni creative ma poco realizzabili, curare l’estetica penalizzando il pragmatismo e perdersi nel mondo delle idee senza concretizzarle sono alcuni degli aspetti insidiosi della Bilancia dai quali dobbiamo guardarci con attenzione.
D’altro canto, il suo influsso positivo ci insegna l’arte della giusta misura, ossia cercare un rapporto equilibrato tra tutte le istanze che ci vedono coinvolti, imparando a capire quando possiamo cedere spazio e quando invece è necessario conquistarlo o saperlo mantenere prima di scivolare in qualunque eccesso.

E’ proprio in vista del lavoro autunnale di stabilire e armonizzare le proprie priorità che ho pensato di proporre una miscela d’incenso e una breve meditazione proposta da John Matthews nel suo libro “Sciamanesimo Celtico” (ed. L’Età dell’Acquario).

L’incenso si compone di:

  • 2 parti di Sandalo Bianco
  • 1 parte di Mirra
  • 1 parte di Benzoino di Sumatra
  • ½ parte di Dammar
  • ½  o ¼ parte di Patchouli

Pestare tutti gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche durante. Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.

Il diagramma della vita:

Scegliamo un luogo tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro agio, e in cui abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti o per il tempo che desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa piacere, possiamo abbassare le luci e accendere una candela quale simbolo della nostra energia che ci proponiamo di equilibrare. Da essa accendiamo il carboncino che posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo accenderlo con la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.

Bruciamo un pizzico o due dell’incenso che abbiamo preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente nell’ambiente. Lasciamo che ci radichi nel presente sciolgiendo le preoccupazioni per il futuro. Ci trasmette pace, obiettività e ci mette in contatto con la fonte della nostra forza.
Cerchiamo ora di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti immaginiamoci dinnanzi all’ingresso di una caverna, oppure sul limitare di una radura all’interno di un bosco. Entriamo nell’apertura o camminiamo verso il centro dello spiazzo: l’atmosfera che regna è calma e immobile. Camminiamo fino a giungere in un punto in cui sentiamo di poter guardare la nostra vita in modo obiettivo.

Tutto intorno visualizziamo la presenza di pietre sparpagliate sul terreno, e ognuna reca un simbolo (inciso, dipinto, in rilievo,…) ricollegabile in qualche modo al lavoro, al partner, agli amici, ai nemici, alle speranze e ai desideri… tutti elementi che formano un “modello” della nostra vita.
Iniziamo a raccogliere le pietre, una per una, e riflettiamo senza fretta su ciò che questi blocchi di edificio rappresentano per noi. Come vediamo i nostri rapporti? Il lavoro? I figli (per chi li ha)? Cosa cambieremmo se ne avessimo la possibilità? Quali sono i nostri desideri e le nostre ambizioni, e quanti ne abbiamo realizzati fin’ora? Consideriamo ogni pietra, soppesiamola fra le mani, sentiamo se è in equilibrio oppure se sembra voler rotolare, girarsi, eccetera.

Adesso, prendendoci tutto il tempo necessario, iniziamo a disporre le varie pietre in uno schema che ci piace. Può sembrare facile, ma ci scopriremo a trascorrere molto tempo spostando ciascuna da un posto all’altro prima di stabilire i rapporti esatti. Prestiamo particolare attenzione a quali sono facili da posizionare: forse le fondamenta? Quali sono in posizione centrale nello schema? E quali stanno all’esterno?

Quando abbiamo finito (concedendoci un ragionevole lasso di tempo) studiamoci lo schema finchè non diventi completamente familiare. Osserviamo la maniera con cui certe pietre sono in rapporto fra loro, il modo in cui alcune sembrano meno importanti di altre. Poi, con molta attenzione e lentamente, ritorniamo allo stato di coscienza ordinario e disegnamo lo schema in un quaderno, riportando i simboli come li ricordiamo e/o scrivendo a parole ciò che essi rappresentano.

Conserviamo il disegno per alcune settimane; se e quando necessario ripetiamo la meditazione e osserviamo se e come si è modificato. Che seguiamo o meno lo schema realizzato, abbiamo compiuto un importante passo verso la comprensione della struttura della nostra vita. Può darsi che impieghiamo più energia del necessario in certi aspetti della nostra vita, e meno in altri; è una questione di equilibrio, che dobbiamo per forza affrontare se ci proponiamo di seguire un cammino interiore.

A conclusione dell’esercizio vorrei sottolineare che per me questa meditazione non prevede risultati giusti o sbagliati: stiamo riflettendo sugli elementi che compongono la nostra vita in questo preciso momento, con le esigenze particolari che comporta. Ci saranno periodi in cui il lavoro è al primo posto, altri in cui sono gli amici o i familiari a meritare tutta la nostra attenzione, altri ancora in cui sentiremo il desiderio di creare o consolidare una coppia. Non c’è nulla di male nel concentrarsi a risolvere uno o pochi aspetti alla volta per un certo periodo, mettendo qualcos’altro temporaneamente in secondo piano: questo è il senso e l’efficacia di stabilire le proprie priorità.

L’equilibrio è un processo dinamico composto da molte forze diverse che si manifestano con tempi e ritmi diversi: quando sentiremo di aver bisogno di un nuovo schema, possiamo sempre ripetere la meditazione e ridisegnarlo a seconda delle nostre esigenze, così da ripristinare l’armonia.

Stay (harmony) incensed!

-Eraldo

sabato 21 giugno 2014

Incenso e Solstizio d'Estate




Tra il 20 e il 21 di Giugno, comincia per il calendario astronomico la stagione dell’Estate. Dal Solstizio d’Inverno (21 di Dicembre) passando per l’Equinozio di Primavera (21 Marzo) il Sole ha gradualmente aumentato il tempo di permanenza nel cielo: le giornate si sono allungate, e con loro anche la sua potenza gli effetti sottili.



Durante l’Inverno abbiamo vissuto la fase di morte e putrefazione del sé: ci siamo quindi distaccati più o meno definitivamente e scientemente dalle porzioni di personalità ormai obsolete, che non avevano più motivo di esistere poiché avrebbero costituito un freno alla nostra evoluzione.

Lungo tutta la Primavera, poi, grazie alla rinascita avvenuta in noi e nella Natura, abbiamo posto le basi per il lavoro di tutto il resto dell’anno. L’avvicendarsi repentino delle condizioni climatiche (pioggia-sole, caldo-freddo improvvisi, …) ci suggerisce che nonostante la solidità delle fondamenta, lo svolgimento dei progetti reca in sé ancora una certa dose di disequilibrio: non sono né completamente fissi né ben definiti, ed era proprio su questo che abbiamo dovuto impegnarci.



Col Solstizio d’Estate l’arco eliaco raggiunge la sua completa estensione: come la Luna diventando piena esprime al massimo la sua potenza creatrice e formativa, così il Sole estivo ormai maturo -corrispettivo “maschile” di tale fase lunare- irradia la sua forza fecondante in tutta la sua portata.

L’Estate dunque è il momento in cui si palesano chiaramente i frutti del lavoro compiuto nei 6 mesi precedenti: dal canto nostro siamo ormai pronti a goderceli in quanto ricompensa degli sforzi profusi per realizzare gli obiettivi.



Il termine Solstizio indica proprio un momento di picco luminoso (dal lat. Sol = Sole, stat= rimane, si ferma), nel nostro caso quello a crescere: dal 21 di Giugno infatti, il nostro luminare comincia a ridurre seppur impercettibilmente il suo arco nel cielo. Il giorno cede sempre più terreno alle ore notturne, in vista del prossimo punto di equilibrio che avverrà nell’Equinozio D’Autunno. Ma non è certo il momento di indugiare nella malinconia prima del tempo, anzi! E’ proprio l’occasione propizia per festeggiare e celebrare tutta l’abbondanza ricevuta in dono.

I profumi, i colori, i suoni e i sapori della Natura sono in questa stagione i più intensi, così come irrefrenabile è la voglia di vivere e di “cavalcare” pienamente l’onda del ciclo delle cose. Aumenta il senso di condivisione, di stare insieme, di gioire con chi ci sta intorno, come se tutta la prosperità in cui siamo immersi non dovesse finire mai!

In queste affermazioni, forse un po’ banali, si nasconde in realtà un principio esoterico importante: gli antichi l’avevano espresso impiegando i due segni zodiacali centrali dell’Estate, cioè il Cancro ed il Leone, governati rispettivamente dalla Luna e dal Sole.



Abbiamo già visto nell’articolo sull’Equinozio di Primavera che il Sole e la Luna sono considerati nell’ermetismo occidentale i due pianeti fondamentali per la vita sulla Terra: dal primo scaturisce quello spirito vitale eterno e immutabile che anima il Cosmo; l’astro d’argento, invece, riceve questa forza e tramite i suoi rapidi cicli la regola, la incanala e la dirige nella miriade di forme che grazie a questo perpetuo scambio vengono animate.



Glifo astrologico del Sole, che rappresenta
l’individuazione di coscienza (punto nel cerchio).
E’ interessante notare che, secondo l’astrologia classica, Cancro e Leone sono gli unici due segni che hanno un solo pianeta dominante: gli altri cinque corpi celesti principali governano invece su due segni ciascuno[1].

Questo fattore “velato” di unicità richiama a gran voce il concetto esoterico dell’individualità di coscienza, che a sua volta rimanda a un termine più conosciuto e spesso abusato: l’Ego.



Croce e delizia di ogni praticante delle tradizioni spirituali, il contatto con l’Ego è un passaggio obbligato di chiunque voglia affrontare seriamente un percorso di perfezionamento personale.

Secondo le filosofie più mistiche è la radice di tutti i mali dell’uomo e per questo andrebbe eliminato; le tradizioni più razionali, invece, lo considerano una specie di “mostro” da tenere a freno e combattere instancabilmente con tutte le forze di cui disponiamo.

Dal lato opposto le cosiddette Vie della “Mano Sinistra” occidentali ne fanno invece il fulcro principale del loro lavoro, con il preciso obiettivo di espanderlo fino ai massimi livelli, sostenendo di poter giungere così a uno stato di auto-deificazione.



Astenendomi dai giudizi di sorta, quale che sia la strada che vogliamo intraprendere non v’è dubbio che il confronto col proprio Ego conduca a delle tappe insidiose che mettono a dura prova l’equilibrio della psiche e dell’identità personale. In seno a tutte le tradizioni infatti, esso è descritto come il principio che genera l’illusione della dualità: la distorta percezione di essere individui separati e indipendenti da tutte le altre forme di vita, e che le nostre azioni non coinvolgano altri a parte noi.



E’ palese che tale convinzione produce conflitti di varia natura, dei quali siamo tutti testimoni ogni giorno. Detto in termini semplici: “IO sono meglio di te”, “IO ho ragione e tu sbagli”, “la MIA verità è più vera della tua”, “IO soffro più di te”, “questo è MIO, non tuo”, “E’ colpa TUA e non mia” e potremmo naturalmente continuare all’infinito.



Il mio percorso esoterico mi ha insegnato tuttavia che dove c’è un estremo da un lato, c’è sempre anche il suo contrario che compensa il disequilibrio: evidentemente, quindi, anche l’Ego ha una sua utilità.

Fermiamoci a riflettere un istante: dietro a quell’Io, a quel Mio, e a tutte le espressioni simili, c’è l’estrinsecazione di un processo di auto-coscienza che ci porta a percepire noi stessi come un’individualità ben definita.



Il termine individuo, dal latino in + divido -cioè “non separo”, contiene nella sua radice semantica il concetto di qualcosa di unitario. Per la prima volta nella scala evolutiva delle forme viventi, la porzione di Coscienza Cosmica che noi incarniamo possiede tutti gli strumenti per rendersi conto di essere oggetto percepito e al contempo soggetto percipiente della manifestazione. Secondo alcune correnti di pensiero esoterico, infatti, le forme vegetali o animali trovano la loro unitarietà in sorta di anima di gruppo: detto in altri termini, il loro “individuo” è lo sciame intero, lo stormo, il branco, di cui il singolo elemento è espressione parziale; esattamente come l’unità funzionale delle nostre dita è la mano nella sua totalità.



Mano a mano che si avanza nella consapevolezza ci si apre all’intima comprensione che le due funzioni (oggetto e soggetto della percezione) si determinano reciprocamente. Inoltre “chi” percepisce non è solamente la nostra personalità individuale (il famoso “IO ”), bensì l’Unità di Coscienza della quale tutti siamo espressione. Il fulcro da cui provengono sia la facoltà di percepire che il suo oggetto sono in realtà il principio spirituale unico –o se vogliamo il Divino- che si auto-percepisce grazie tramite la propria manifestazione. Siamo in sintesi la divinità stessa che si sta conoscendo, e lo fa tramite i nostri occhi, le nostre orecchie e tutte le altre facoltà di cui siamo dotati.



Processo di individualizzazione della coscienza.
Dall’alto in senso orario: tutto ciò che so,
tutto ciò che sento, tutto ciò che penso,
tutto ciò che faccio, tutto ciò che amo.
Al centro: tutto ciò che SONO
.
Il principio di unicità ha anche una secondo livello di interpretazione: quello cioè che ognuno è espressione “unica” della Coscienza Cosmica, per questo irripetibile e profondamente diversa dalle altre.

L’Ego quindi è anche l’insieme di tutti i nostri talenti particolari, delle capacità e delle inclinazioni che esprimiamo meglio (o peggio) di altri. Lo è anche dei nostri limiti, di ciò che non siamo ancora in grado di fare, delle lacune da colmare e di tutto ciò che a malincuore dobbiamo ammettere di non poter mai realizzare, perché per infiniti motivi non ne abbiamo i mezzi.

Quest’ultima affermazione, comunque, non dovrebbe essere impiegata come scusa per non impegnarsi in ciò che facciamo: dedizione, costanza e lavoro duro possono produrre risultati straordinari, anche se magari non corrispondono alle aspettative che ci siamo costruiti.



Infine l’Ego è il veicolo ad hoc che ci è stato concesso per muoverci e interfacciarci con la realtà materiale: esattamente come il corpo fisico serve per muoversi nello spazio fisico, così la personalità è una sorta di “contenitore vuoto” in cui fluisce parte della nostra vera essenza, e ci serve come “simulacro” per confrontarci con quelli degli altri individui presenti nella nostra vita.



Per questo ritengo fortemente che il lavoro da compiere sull’Ego sia quello di una sua armonizzazione continua con il Tutto, anziché una soppressione forzata o una repressione coatta: credo che simili coercizioni conducano più a stati patologici della personalità che a una vera “liberazione” della coscienza. Maggiore è il lavoro compiuto su noi stessi, infatti, più l’Ego viene ricostruito come riflesso sempre meno distorto e sempre più immediato del nostro superiore, fino al punto auspicabile in cui i due coincidono e il primo diventa semplicemente veicolo “materiale” del secondo.



Un ulteriore aspetto fondamentale è che le nostre qualità, le nostre abilità, e come detto poc’anzi i nostri “talenti”, costituiscono la nostra ragion d’essere particolare nel flusso dell’esistenza, insegnandoci molto su quello che può essere il nostro ruolo attivo da interpretare nel grande disegno del Cosmo. Dall’altro lato difetti, vizi e carenze sono i gradini che ci separano dall’espressione completa della divinità che si cela dentro di noi.

Se mancassimo dell’Ego, e quindi del meccanismo di auto-coscienza, non saremmo in grado di distinguere gli uni dagli altri, né di “separare il sottile dallo spesso” (cioè il puro dall’impuro) come direbbe Ermete Trismegisto: non potremmo cioè partecipare consapevolmente alla vita del macro e del microcosmo.



L’istinto è fondamentale come guida delle nostre scelte, ma la ragione ci fa comprendere la responsabilità che abbiamo nei confronti dei nostri pensieri, delle nostre emozioni ma soprattutto verso le nostre azioni e le loro conseguenze. Una delle definizioni più belle del significato di malessere l’ho trovata nel pensiero sciamanico nordamericano, secondo il quale: “la malattia insorge quando non onoriamo a sufficienza una o più parti del nostro essere spirituale”.

Ogni aspetto di noi, che sia positivo o negativo, va dunque considerato come espressione o urgenza a manifestarsi del nostro più elevato, va rispettato e non trascurato affinché la nostra esistenza sia appagante e pienamente irradiata dalla Luce che tutti noi possediamo.



Proprio questo dialogo tra istinto e ragione, tra interno ed esterno, tra emozione e la traduzione concreta in azione è simboleggiato dal rapporto costante fra i due luminari della Luna e del Sole, e quindi dai segni del Cancro e del Leone. Non a caso sono i segni cardine dell’Estate, la stagione in cui l’influenza dell’Ego si fa più che mai palese.



Glifo astrologico del Cancro, con
la sua forma a doppia spirale stilizzata.
In particolare il Cancro (22 Giugno – 22 Luglio), governato dalla Luna, spinge questo Ego a prendere visione di se stesso, ci invita a rivolgere la nostra attenzione verso l’interno di noi. Sia l’astro argenteo che l’Acqua, elemento simbolico altrettanto associato a questo segno, rimandano simbolicamente alla ricettività, all’accogliere, al mondo delle emozioni, dell’istinto e a tutto ciò che giace sotto il limite della coscienza. Ma anche alle ombre illusorie della percezione, ai “mostri” della psiche, alle maree ondivaghe dei moti interiori che se non affrontate con fermezza possono destabilizzarci. Questo periodo è un ottimo momento per fare i conti con chi siamo, capire se nei mesi precedenti ciò che abbiamo pensato, voluto, detto e fatto corrisponde davvero a ciò che sentiamo nel profondo, e soprattutto in quale misura. Il suo glifo astrologico, formato da una doppia spirale stilizzata, sembra proprio voler alludere al punto di contatto tra realtà interiore ed esteriore.

Il Cancro analogicamente corrisponde anche allo Stomaco, l’organo in cui avviene il primo dei processi alchemici di trasformazione del cibo, ed energeticamente delle esperienze che viviamo. Se la nostra personalità riflette armonicamente la nostra vera natura allora “digeriamo” senza fatica ciò che ci accade: se però c’è distonia tra ciò che sentiamo di dover essere, fare o diventare ma ci ostiniamo a non accettarlo, ecco che lo stomaco si blocca, fisicamente e vibratoriamente. Il rischio del momento cancerino è quello di rimanere impantanati nel vissuto interiore, in balìa dei flutti della psiche o dei nostri stessi fantasmi, non riuscendo a prendere decisioni o ad assumere un ruolo preciso: ecco allora che l’acqua viva si trasforma in palude stagnante, e il “boccone non va giù”.



Glifo astrologico del Leone, con
la sua forma a spermatozoo
stilizzato

Per contro il Leone (23 Luglio – 23 Agosto), segno di Fuoco e Solare,rappresenta la fase in cui l’Ego consapevole di se stesso si proietta all’esterno. La sua influenza e forza di gravità attirano e mettono in moto tutti i “pianeti” che gli orbitano intorno, infondendo vitalità, speranza e coraggio. Quando questo archetipo è equilibrato siamo capaci di manifestare nella materia o nei rapporti interpersonali la nostra vera natura: la sola presenza o il nostro operato sono di beneficio per noi stessi e per gli altri, attiriamo e propaghiamo abbondanza, fiducia e “luce” senza risparmiarci. Forse è questo che ci suggerisce il suo glifo astrologico, che assomiglia ad uno spermatozoo la cui continua tensione al moto manifesta l'intima spinta della Natura a perpetuare la vita.



Non a caso l’organo associato al Leone è proprio il Cuore: sede della coscienza divina, del Sé superiore e dei sentimenti di coraggio, della fierezza  e dell’ardore ma anche della generosità e dell’amore incondizionato.

E’ un ottimo momento per espandere al massimo la propria influenza e leadership, prestando però molta attenzione a quale sia l’eco effettiva delle nostre azioni: cerchiamo di comprendere che ogni cosa che facciamo ha un raggio d’azione e riflessi che vanno ben oltre a quello che immaginiamo. In questo periodo fecondo ci si può impegnare per la ricerca o il consolidamento della prosperità, della stabilità materiale o dell’affermazione personale; esse garantiscono quella tranquillità che permette di concentrarci sul lavoro spirituale, essendoci assicurati ciò che soddisfa le necessità fisiche.

Per contro, il rischio del Re della Savana e del suo momento astrologico è quello di tramutarsi in despota, di convincersi che la nostra luce sia l’unica a brillare, o di sentirsi talmente fondamentali che il Mondo intero gira tutto intorno a noi. Il Leone squilibrato crede che tutto gli sia dovuto e smette di ringraziare chi lo ha aiutato a risplendere o l’ha seguito nei suoi progetti, illudendosi di non aver bisogno d’altri che di se stesso .

L’umiltà di un Cuore centrato lascia il posto alla presunzione, allo sterile protagonismo, alla chiusura nei confronti dei consigli altrui o dei segni dell’Universo. La fierezza diventa orgoglio e si cerca qualunque mezzo per affermare la propria personalità e dominio; anche se ciò significa non discernere quando tocca a noi dirigere gli eventi e quando invece è meglio cedere il posto a qualcuno più adatto, o lasciare che gli altri scelgano cos’è meglio per loro.



E’ proprio in vista di questo lavoro interiore che ho pensato di proporre una miscela d’incenso e un breve esercizio ispirato a una meditazione proposta come base dell’addestramento personale da William Butler Yeats, insigne poeta nonché esponente della scuola esoterica inglese Golden Dawn.

Gli ingredienti utilizzati come fumigazione sono in grado di portare equilibrio tra gli aspetti lunari/emotivi e quelli solari/materiali: sono insieme calmanti e corroboranti per mente e corpo, supportando il processo di allineamento dell’Ego con il .

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L’incenso si compone di:

  • 2 parti di Olibano
  • 1 parte di Mirra 
  • 1 parte di Cassia (o Cannella)
  • ½ parte di Anice Stellato
  • ½ parte di Benzoino del Siam




Pestare tutti gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche durante. Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.

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La visione retroattiva:

Prima di cominciare l’esercizio va detto che lo spirito con cui affrontare questa meditazione è quello di osservare attentamente se stessi senza giudicarsi troppo. E’ benefico gioire e onorare i propri successi e le proprie virtù, senza però scadere nell’autocompiacimento, così come prendere coscienza dei propri difetti evitando di avvilirci o di mortificarci. Teniamo a mente che ogni successo è passeggero, e ogni mancanza è in realtà un’occasione di crescita.



Scegliamo un luogo tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro agio, e in cui abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti o per il tempo che desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa piacere, possiamo abbassare le luci e accendere una candela quale simbolo della luce spirituale che stiamo per celebrare, sia quella ricevuta che quella che abbiamo emanato. Da essa accendiamo il carboncino che posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo accenderlo con la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.



Bruciamo un pizzico o due dell’incenso che abbiamo preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente nell’ambiente. Lasciamo che ci riscaldi, che ci appaghi e ci faccia percepire ben centrati in noi stessi e al contempo nel mondo.
Cerchiamo ora di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti cominciamo a passare in rassegna gli eventi della giornata a ritroso, partendo dall’ultimo appena accaduto. Prendiamoci il tempo che ci serve, senza aver fretta di passare a quello successivo: l’obiettivo è di arrivare a mantenere uno sguardo più distaccato e impersonale possibile verso gli eventi, quasi come se non fossimo noi i protagonisti di tali azioni.

Proseguiamo al penultimo evento della giornata solo dopo che l’ultimo è stato completamente analizzato, e così via per tutti i precedenti fino a giungere al ricordo del risveglio.



Per ognuno di loro soffermiamoci accuratamente sui comportamenti che abbiamo tenuto, i pensieri e le emozioni che ci hanno spinto a compiere o non compiere determinati atti. Domandiamoci: “Quali reazioni ha provocato in me agire in questo modo? E negli altri che mi stavano attorno? E che influenza ha avuto nella realtà esterna ciò che ho fatto?”.

Ma soprattutto poniamoci le domande chiave: “Perché ho agito in questa maniera? C’erano altre alternative? Era veramente ciò che sentivo di fare?”

Il punto centrale qua è ricostruire la concatenazione di causa-effetto del nostro muoverci nel mondo, e collegarla a quale vissuto interiore stia alla base delle scelte che compiamo.



Dal momento che in questo preciso frangente siamo soli, e dobbiamo rendere conto unicamente a noi stessi, cerchiamo di essere sinceri e di raccontarci fino in fondo la verità. Se riscontriamo qualche pregio o risultato positivo, riconosciamolo come frutto (anche) della nostra abilità. Se al contrario emergono un difetto, una debolezza o una reazione inconsulta, non accampiamo scuse e giustificazioni per darci ragione a tutti i costi: commettere errori fa parte dell’essere umani, ed è fondamentale per correggere il tiro nel percorso evolutivo.



Includiamo in questa analisi anche le varie persone o le influenze esterne che sono state coinvolte. Analizzando i nostri successi domandiamoci: “E’ anche grazie a qualcuno/qualcosa che sono riuscito a realizzarli? In che misura l’influenza e l’aiuto delle persone o sincronicità mi è stato fondamentale?”. Riconosciamo i meriti a chi li ha, e ringraziamo interiormente tutto ciò che ha concorso alla buona riuscita dei nostri progetti: se abbiamo l’occasione, facciamolo anche fisicamente con chi ci è stato accanto.



In caso di fallimenti, litigi o eventi negativi, invece, chiediamoci: “Con quali aspetti di me stesso questi individui o situazioni mi hanno obbligato a confrontarmi? Ho fatto tutto ciò che potevo per superare le difficoltà?”.

Ma soprattutto: “Avrei potuto evitare queste reazioni, se solo mi fossi comportato diversamente? Ho scelto in base a ciò che sentivo, o ho voluto dimostrare qualcosa a qualcuno?”.

Durante quest’analisi ci accorgeremo spesso di come i nostri atteggiamenti, le attitudini, la rigidità di pensiero o di carattere siano quasi sempre l’origine del nostro stesso auto-sabotaggio.



Quando abbiamo terminato la sequenza di ricordi possiamo spegnere la candela con la consapevolezza che la luce del Sé si riflette sempre dentro di noi: dobbiamo solo mantenere pulito lo “specchio” della personalità.

 
 Se ci è possibile, concluso l’esercizio, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo per lasciar sedimentare il viaggio appena compiuto e ritornare alla dimensione del corpo.

In caso ci faccia piacere possiamo prendere nota volta per volta dei nostri progressi in un quaderno personale, che sarà una sorta di diario per la purifica dell’Ego.



La stessa meditazione può essere svolta in occasione delle grandi tappe energetiche dell’anno (Equinozi, Solstizi e alti momenti che riteniamo pregni) per volgere uno sguardo retroattivo nei mesi e negli eventi da un punto di vista macro-ciclico: in questo modo avremo visione di quale traccia di noi stiamo lasciando nel Mondo.

In particolare, durante il Solstizio d’Estate ci è utile per capire quali connessioni abbiamo creato negli ultimi 6 mesi tra interno ed esterno, e come ci hanno permesso di realizzare i nostri obiettivi. I successi, le gratificazioni che abbiamo ricevuto, e in cosa è necessario che cambiamo approccio se non vogliamo che questi vengano presto subissati dal flusso del mutamento.



Il metodo proposto è estremamente utile per un gran numero di altre ragioni, specie se eseguito con un po’ di costanza: innanzitutto ci abitua a riflettere sul nostro interno, e di conseguenza a migliorare la nostra interazione con l’esterno. In secondo luogo serve a prendere coscienza, a riconoscere e smascherare l’operato di ciò che Yeats chiama “il falso Ego”: la personalità fittizia che obnubila il nostro vero Sé e la sua espressione umana. In terzo luogo ci aiuta a responsabilizzarci veramente nei confronti di tutto ciò che proviene da noi: le situazioni che viviamo, le persone che incontriamo, i rapporti che abbiamo con loro, gli atteggiamenti che riceviamo in risposta, gli aiuti che riceviamo o che ci vengono negati… tutto dipende in ultima analisi da noi e da come decidiamo di muovere i fili della vita per quanto ci è concesso.

Infine la meditazione ci aiuta ad ammettere che per quanto abili, capaci e indipendenti, senza l’aiuto e la collaborazione degli altri non potremmo andare molto lontano: se un venditore non avesse clienti non saprebbe di che vivere, se un attore non avesse pubblico non saprebbe come mantenersi, un capo senza dipendenti non avrebbe azienda e loro senza di lui non avrebbero un impiego. Ma anche un contadino senza il favore degli eventi atmosferici non avrebbe raccolto con cui sfamarsi.

Prendere coscienza di tutto questo ci aiuta a trovare il nostro equilibrato “posto nel mondo”, a dare il giusto peso alle cose e non cercare scappatoie per evitare di lavorare su ciò che non ci piace di noi stessi.  



Come il Sole è al centro di un sistema di pianeti, ognuno di noi è il centro della propria galassia, nella quale convivono persone, eventi e sincronie del karma. Onorare noi stessi è importante tanto quanto onorare gli altri, ed è fondamentale se vogliamo vivere una vita piena, appagante e soddisfacente, in cui accettiamo il manifestarsi dell’abbondanza in ogni sua forma.



Stay (ego balancing) incensed!



-Eraldo


[1] Mercurio governa Gemelli e Vergine, Venere è legata al Toro e alla Bilancia, Marte domina su Ariete e Scorpione, Giove presiede a Sagittario e Pesci, infine Saturno è domiciliato in Capricorno e Acquario.