sabato 2 novembre 2013

Incenso e Ricordo dei Trapassati


L' 1 e il 2 Novembre in molte culture sono dedicati all’omaggiare il ricordo di persone che hanno lasciato la dimensione del visibile per proseguire il proprio viaggio di consapevolezza su altri piani vibratori.
Al di là del nome che assume nelle varie tradizioni, credo che l’importante sia soffermarsi sul profondo significato di questa ricorrenza, almeno un giorno all’anno. Riprendere, cioè, confidenza con l’idea che la nostra condizione umana/materiale si svolge durante un periodo limitato, in cui l’anima attraversa esperienze per lei necessarie a evolvere, così da arrivare un giorno prendere le distanze da quanto le è accaduto e rielaborare il tutto sotto un’ottica più completa, grazie a una visione meno ristretta della vita.

La scomparsa di una persona cara, di un amore, un amico, un conoscente, del proprio animale domestico che ci ha accompagnati per molti anni, è sicuramente l’avvenimento più forte che la vita sceglie per farci porre l’attenzione su questo processo. D’altro canto, però, sono fermamente convinto che buona parte della tristezza e del dolore che accompagnano la dipartita, siano in realtà il segnale della difficoltà che ciascuno affronta nell’accettare che insieme a chi ci ha lasciato sta “morendo” soprattutto una parte di noi. Quella composta da tutte le esperienze vissute insieme, dalle parole dette e non dette, da tutto ciò che quella persona ci ha insegnato e per cui non abbiamo avuto tempo di ringraziarla, dall’affetto espresso e quello ricevuto, dal fatto che raramente ci viene insegnato che la vita è cambiamento, è incontrarsi tanto quanto dirsi addio (o arrivederci, per quanto mi riguarda). In quest’ottica, il senso di vuoto e mancanza che proviamo quando una persona muore sono fortemente legati al ricordo di quella parte di noi che riuscivamo ad esprimere quando eravamo in sua compagnia, e che crediamo di non poter mai più mostrare al mondo in generale, o a qualcun altro in particolare.


Elaborare il lutto verso qualcuno è un processo lungo e articolato, composto da fasi che la psicologia ha studiato e analizzato profondamente, sviluppando modalità consone per gestirlo; purtroppo questo è un argomento che supera di parecchio i contenuti e le finalità di questo articolo. Mi preme sottolineare, comunque, che l’esercizio proposto più avanti non intende in alcun modo sostituirsi a un qualsivoglia tipo di terapia, o a una figura medica/psicologica preparata e competente in materia, che ci affianchi e lavori con noi al superamento di traumi emotivi simili.


Ciò premesso, il punto centrale su cui penso si possa lavorare è il raggiungimento del distacco emotivo da una persona che non è più al nostro fianco: il che non significa smettere di provare affetto, anzi, proprio l’opposto. Vuol dire imparare a trasmutare le emozioni negative legate alla perdita sino a renderle la fonte della grande forza propulsiva che ci proietta verso una vita nuova, nella quale integrare gli insegnamenti che abbiamo tratto dalla presenza di quella persona e le riflessioni scaturite dalla sua perdita.


Ho pensato, quindi, di suggerire una miscela d’incenso e una piccola meditazione per aiutarci ad accettare serenamente il distacco, chiunque sia il “soggetto”. In realtà si attraversano fasi analoghe anche in altre occasioni, come ad esempio rotture di rapporti sentimentali o di amicizia, separazioni forzate, allontanamenti familiari (vita universitaria, trasferimento in altra città, pensionamento,…) e così via: la meditazione può benissimo essere riadattata a seconda dell’occasione, ma giacché il giorno del 2 Novembre è dedicato alla commemorazione dei defunti, ho deciso di orientarla in questo senso.


L’incenso si compone di:
  •       1 parte di Copale
  •     1 parte di Sandalo Bianco
  •      ½ parte di Storace
  •      ¼ parte di Benzoino di Sumatra
  •      ¼ parte di Mirra

Pestare tutti gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche durante. Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.



Omaggiare chi non è più con noi:


NOTA: Prima di cominciare con la descrizione è importante sottolineare che, se la persona a cui ci rivolgiamo è scomparsa di recente, sarebbe meglio attendere almeno qualche mese prima di eseguire questa meditazione. Questo perché tale periodo servirà a noi stessi per abituarci all’idea della perdita, così da affrontare la meditazione con una certa serenità d’animo e disposizione mentale.
Secondo alcune visioni, inoltre, anche l’anima e la coscienza di chi ha abbandonato la materia densa hanno bisogno di tempo per abituarsi alla nuova condizione di esistenza, senza che la nostra sofferenza la tenga costretta e legata a un piano vibratorio diverso da quello che naturalmente dovrebbe raggiungere.



L’inizio è analogo a quello della Meditazione di Ognissanti. Scegliamo un luogo tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro agio e abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti, o per il tempo che desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa piacere, possiamo abbassare le luci e accendere una candela quale simbolo del fuoco dell’Amore Spirituale che nutriamo verso la persona che vogliamo ricordare, o verso noi stessi, a seconda. Da essa accendiamo il carboncino che posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo accenderlo con la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.

Bruciamo un pizzico o due dell’incenso che abbiamo preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente nell’ambiente. Lasciamo che il suo aroma calmi le nostre passioni, lenisca i sentimenti feriti, ci porti nel qui ed ora e ci orienti verso l’introspezione sincera.

Cerchiamo di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti spostiamo la nostra attenzione e la nostra memoria alla persona che vogliamo ricordare. I dettagli esteriori sono relativamente importanti: se riusciamo a visualizzarla chiaramente va bene, ma è più importante focalizzarci sul ricordo intimo che abbiamo di quella persona, ciò che conserviamo di lei/lui nel cuore, diciamo la sua “impronta energetica”; se può esserci d’aiuto possiamo tenere vicino a noi una sua fotografia da osservare. Prendiamo tutto il tempo di cui abbiamo bisogno per entrarci in confidenza, anche se già avevamo un rapporto di intimità con la persona che vogliamo ricordare. Esistono comunque zone d’ombra, aspetti di noi non rivelati o frasi tenute nascoste per paura di ferire o di non essere accettati, compresi. Questo lasso di tempo iniziale serve per arrivare ad aprirci totalmente a quell’anima, consapevoli che più tempo è intercorso dalla sua scomparsa e meno sarà legata alla condizione umana. Dunque non dobbiamo temere più che l’amore di quella persona nei nostri confronti sia mosso da altro se non amore incondizionato, proprio dei piani spirituali.

A questo punto, cominciamo a dialogare con il nostro caro come se fossimo in sua presenza: raccontiamo i momenti belli vissuti insieme, quelli spiacevoli, quelli in cui ci siamo arrabbiati, quelli in cui ci ha insegnato qualcosa e non abbiamo avuto il tempo o il coraggio per dire grazie, o tutto ciò che vorremmo lui/lei sapesse circa il nostro rapporto o la persona che ritenevamo fosse. Questa è l’occasione per inviare a quella persona tutti i pensieri come “avrei voluto dirti che” oppure “se fossi qui avrei voluto fare con te”, dirgli che ci manca o chiedere un consiglio come abbiamo sempre fatto quando era con noi. Se invece pratichiamo questa meditazione in occasione di anniversari della scomparsa, o comunque dopo molto tempo dall’accaduto, possiamo “aggiornare” quell’anima su quanto abbiamo appreso da quando si è disincarnata, esprimerle quanto utili siano state le esperienze con lei, o al contrario quanto ci ha fatto comprendere con le sue assenze più che con le sue presenze. Accettiamo serenamente la tristezza che può derivare da un simile dialogo, eventualmente anche il pianto, per quanto forte possa essere: l’avvertimento descritto nella nota iniziale ha proprio l’obiettivo di evitare che sentimenti di tale intensità giungano al trapassato troppo presto, quando non è ancora pronto a percepirli con distacco. Dall’altro lato, gioiamo totalmente per i sorrisi che ci ricordiamo, o per la felicità di eventi che stiamo solo immaginando avremmo vissuto insieme, ma che in realtà sono utili a incanalare tutta l’emotività inespressa nei confronti di quella persona.
 
Quando sentiamo di aver esaurito la carica emotiva e le parole da riferire al nostro caro, ringraziamolo della “compagnia” come più preferiamo, auguriamogli ogni bene e salutiamolo mentalmente con animo quanto più sereno possibile, proprio come avremmo fatto se fosse stato in carne ed ossa al termine di un incontro.

Prendiamoci qualche istante per abituarci all’idea che stiamo dissolvendo il legame energetico creato durante la meditazione, dopodiché ritorniamo con calma nel qui ed ora.
Se il carboncino è ancora attivo possiamo bruciare un pizzico di incenso per purificarci e confortarci, dopodiché possiamo spegnere la candela con la consapevolezza che il fuoco dell’amore che nutriamo per l’anima a cui ci siamo appena rivolti farà sempre parte di noi. Se ci è possibile, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo per riportarci alla dimensione del corpo.  



E’ possibile che, a seguito di questa meditazione, l’elaborazione di quanto abbiamo espresso faccia emergere lentamente altre questioni di cui voler rendere partecipe il nostro caro. E’ quindi possibile ripeterla ogni qual volta ne sentiamo il bisogno, finché non percepiamo di essere totalmente in pace con noi stessi e di aver accettato il distacco.
Oppure, al contrario, fino a che abbiamo sviluppato l’intima comprensione che la condizione di separazione che proviamo è soltanto un’illusione, e che i legami tra le anime superano i confini dell’esistenza visibile, essendo eterni come lo è la Fonte da cui tuttti proveniamo e nella quale, prima o poi, tutti ci ritroveremo.

Stay (homaging beloved) incensed!

-Eraldo

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